Architetto designer milanese, è da anni nella gioielleria d’autore e con successo. Il minimalismo e l’arte povera sono la base del suo “alfabeto artistico” corredato dalla sapienza nel equilibrio dei colori, delle forme, dei materiali e da una quasi maniacale precisione nella realizzazione dei suoi oggetti. Il filo conduttore di tutte le sue creazioni è l’immaginifico infantile che la mano adulta riesce a raccontare senza per questo mortificarlo e tanto meno omologarlo. La sua carriera in questo campo è scandita da mostre e dalle sue collezioni. La prima “Vetri di Mare”presentata alla Galleria Blancheart. Modellati dall’onda del mare i vetri di bottiglia, che da bambini si raccoglievano sulla spiaggia come pietre preziose, incastonati in oro rosso, giallo e bianco, sono diventati orecchini, collane, bracciali, gemelli. Così come, la sua seconda collezione, gli “Arlecchini”, residui di mattonelle, sempre lavorate dal mare, dove la terracotta conteneva avanzi di smalto colorato che sono paesaggi, schegge di colori, nuvole. Con “Ghiaccio” passiamo dalle forme arrotondate dalla natura al taglio netto e preciso del vetro lavorato dal uomo. Parallelepipedi di ogni colore compongono collane e orecchini. I supporti, sempre in materiali preziosi, restano essenziali e minimi. Arriviamo alla collezione “Clessidre”. In cui piccolissimi telai ovali, o rotondi, in oro, argento, bronzo incorniciano due fogli di vetro per contenere pezzetti minimi di vecchi orologi, griglie, rotelle, lancette ecc. Il tempo incanta l’artista; non la sua durata bensì il suo contenuto; nella stessa collezione, presentata al pubblico alla galleria Venti Correnti Milano nel 2010, la sabbia diviene pietra preziosa. Sabbie vulcaniche, bianche o rosa, di turchesi e coralli triturati, o di piccolissime conchiglie mischiate alla sabbia o di polvere d’oro che si muovono chiuse in due sottili ostie di vetro e incastonate in bronzo, argento e oro. Sono anelli, ciondoli, orecchini, collane. Gioielli in movimento. Altre collezioni si sono succedute nel tempo, per citarne due: “Ludus” in cui trapezisti appesi su fili d’oro diventano orecchini e bambini sullo scivolo anelli, e “Intrecci” dove fili, scampoli di stoffe antiche e preziose sono montate su minimi telai a comporre i gioielli.