BLA BLA: Discussione virtuale fra i Makers
Fabbrica del Vapore – Via Procaccini, 4 – Milano
una coproduzione Comune di Milano, Assessorato Cultura Moda Design e Milano Makers
a cura di Alessandro Mendini
progetto allestitivo di Duilio Forte
Milano, Aprile 2013
L’ipotesi è quella di mettere in rapporto fra loro alcune centinaia di pareri sul fenomeno della produzione indipendente espressi verbalmente. Un confronto così allargato non è mai avvenuto, perché è comportamento tipico dei Makers quello di agire isolati e in modo introverso, al di là di ogni confronto. Per questo motivo, e cioè per mancanza di una rete adeguata, il fenomeno manca ad oggi di un humus adatto al crearsi di una discussione che faccia crescere culturalmente un sistema coordinato. Si pensa che questa mostra possa essere stimolo per il formarsi di una coscienza critica e cioè si tratta di una assemblea, una discussione virtuale sulla produzione autonoma.
Premessa
In questo periodo di scivolamento delle arti visive e di revisione dei processi industriali, l’attenzione si sposta verso le arti tout court, e la stessa definizione di design sfuma all’interno di esse e viene assorbita nella loro storia, la cui parabola è ben più lunga nel tempo e nello spazio. L’oggetto d’uso, cioè, attira in sé e a sua volta restituisce molte problematiche e meccanismi che oggi non transitano più attraverso il design e nemmeno attraverso la serialità. Se il pop faceva assurgere l’oggetto industriale al ruolo di scultura, esagerandone l’aspetto ed eliminandone la funzione, l’anti-pop sovrappone l’anima artistica all’anima funzionale dell’oggetto stesso, rendendole coincidenti. E’ come una attività pop ma di segno contrario. Ecco allora il progetto dei makers diventare soggetto espressivo di valenze e tematiche ricche di aspetti molto più freschi del mero formalismo del design, e trovare agganci e relazioni con gli aspetti più nascosti dell’artigianato, dei materiali, del mondo virtuale e degli inventori.
I precedenti di questo atteggiamento progettuale vanno comunque trovati nei meandri più sottili del gruppo Omega, del Deutsches Werkbund, della Wiener Werkstatte, del Futurismo, e natualmente del Rinascimento, dei quali assumono il senso letterario. Ma anche vanno cercati nei laboratori dei paradossi estremi delle tecnologie utopiche, intese come energie aggreganti di multidisciplinarietà. Il denominatore comune è l’obbiettivo di un ambiente funzionale ma ritualizzato sub specie estetica. Il maker porta al limite queste istanze legate al vero, e per ottenere tale qualità estetica il designer e colui che fabbrica trasformano le loro menti in laboratori creativi basati sulla ricerca visiva, sperimentalità, ridefinizione radicale del rapporto fra arte, artigianato e industria, filologia sui materiali, tecniche e decorazioni nuove e antiche, geografie produttive. In sostanza l’emersione e la scoperta di situazioni adatte a un complesso, inedito e articolatissimo sistema di nuovi organigrammi progettuali. E’ automatico, per raggiungere questi obiettivi, il disarticolarsi degli schemi industriali e di marketing del prodotto, verso i metodi dell’edizione e del prototipaggio, ovvero verso l’articolarsi di ambiti tematici legati agli stimoli di evoluzione dei comportamenti anziché ai canoni tradizionali della filiera di fabbricazione e di vendita. Il progetto si espande in un vasto programma astratto e narrativo, dove i singoli oggetti assumono il ruolo dei personaggi di una trama e di una epopea.
Ecco allora l’utilità di una visione di tipo editoriale che metta in dialettica fra loro i singoli oggetti ed invenzioni, che si configuri essa stessa come invenzione estetica metaprogettuale. Il singolo caso ed oggetto assume la parte di un tutto, e gli strumenti tecnici usati dal metaprogetto, sono la rete, gli stampati, i sistemi di comunicazione, le installazioni, gli eventi, i messaggi, la pubblicità, ed altro.
Più che di singoli oggetti, si tratta di una orchestrazione. Specie e sottospecie.
L’attività del designer-maker consiste allora nella radicalizzazione di tre ipotesi.
Primo, che l’oggetto evento sia assieme usabile e contemplabile, alla pari.
Secondo, che l’oggetto vada inteso come monade puntuale all’interno di una nebulosa tecno-estetica che lo comprende.
Terzo, che questa fenomenologia sia destinata nella sua globalità a risolvere l’obbiettivo utopico di un lavoro socialmente perfetto.
A
– Sono invitati tutti i Markers interessati ai temi esposti: progettisti, scuole, enti, associazioni, istituti internazionali.
– Ad ogni autore si chiede una dichiarazione verbale sul suo modo di affrontare il tema. Ogni autore registra “in proprio” il suo intervento video, e ne fornisce il supporto digitale agli organizzatori.
– Il tema può essere espresso in modo teorico, pragmatico, commerciale, utopistico, autobiografico, eccetera.
– Si raccomanda per ogni singolo intervento una durata massima di tre minuti.
– Una serie di monitor affiancati metterà in loop tutte le auto-dichiarazioni.
-Sarà una mostra di “volti che parlano”, e darà luogo a una videoteca di confessioni progettuali.
B
Accanto alla serie di monitor affiancati sarà presentata una serie di piccole mostre su temi ritenuti interessanti alla definizione dei Makers. I temi sono in fase di definizione.
Alessandro Mendini
Dicembre 2012- Gennaio 2013
2 comments for “Bla Bla discorso virtuale fra i Makers”